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robinson crusoe | 411 |
dal farvene una colpa. Sapeva già che erano fior di cialtroni, anime senza legge nè fede, e capaci di commettere ogni sorta d’iniquità.»
Mentre io parlava in tal guisa, tornò l’aiutante del mio Spagnuolo conducendo seco undici altri uomini. Dalla foggia del loro vestire sarebbe stato difficile il dedurre la nazione cui appartenevano; ma ben presto chi gli avea mandati a chiamare, schiarì ogni cosa ad essi ed a me, cui si volse primieramente additandomeli.
— «Questi, mio signore, sono alcuni fra i gentiluomini che vanno debitori a voi delle loro vite.» Voltatosi indi agli altri accennò ugualmente me, spiegando loro chi io fossi. S’avanzarono tutti uno alla volta con un portamento non da marinai o gente volgare, ma propriamente come s’eglino fossero inviati di una ragguardevole corporazione, io un monarca o un grande conquistatore. I loro modi furono oltre ogni dire gentili e cortesi, e spiravano tal quale maschia e maestosa gravità, che li facea ben comparire. Avevano in somma si belle maniere, che m’impacciavano sul come rispondere a tante cortesie, molto più sul come adeguatamente contraccambiarle.