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robinson crusoe | 383 |
avessero lavorato per conto mio finchè fossi ivi rimasto: in somma, quanto al lasciarli colà o ricondurmeli altrove, mi sarei regolato a norma di quanto avrebbero desiderato. Soprattutto mi era provveduto di due carpentieri, d’un fabbro ferraio e d’un ometto assai disinvolto ed ingegnoso, bottaio di professione, ma che ad un bisogno diveniva un perfetto artista meccanico; abile a farvi, se lo desideravate, ruote, molinelli per macinare a mano una discreta quantità di grano, buon tornitore, buon vasaio: tutto quello che potea fabbricarsi con legno o terra lo fabbricava; onde noi lo chiamavamo il nostro fa tutto. Aveva pur meco un sartore che si era offerto qual passeggiere a mio nipote, ma che in appresso acconsentì rimanere nella nostra colonia; e trovammo anche in lui un buon omaccio che ci rese veri servigi in molte occasioni, ed abile anch’esso in fare cose poste fuori della sua professione in grazia della necessità che insegna all’uomo tutti i mestieri.
Il mio carico, per quanto posso ricordarmi, perchè non tenni un conto di tutte le minuzie, consisteva in una provvigione di pannilini e di panni leggieri quanta sarebbe bastata, secondo i miei computi, a fornire discretamente di vestimenti i miei Spagnuoli, che m’aspettava di trovare colà. Se non m’inganno, tra guanti, scarpe, cappelli e simili cose che si vogliono cambiare più spesso, oltre ad alcuni letti, arnesi da letto, masserizie domestiche, particolarmente stoviglie, siccome pentole, caldaie, rame, peltro, circa a cento libbre di ferramenta, chiodi, stromenti d’ogni specie, catenacci, rampini,