Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
372 | robinson crusoe |
di tutte le cose, venuto già vecchio e avendo sperimentate, bisogna certo convenirne, tutte le possibili condizioni della vita di un privato, dopo tutto ciò ognuno si avrebbe immaginato che la mania de’ viaggi manifestatasi in me, come raccontai, con tanta violenza sin dal primo istante che entrai nel mondo, fosse omai domata; che la parte volatile del mio cervello fosse svanita o almeno condensata abbastanza, perchè a sessanta anni prevalesse in me il gusto di restarmene a casa, e rinunziassi finalmente ad ogni idea di rischiare per l’avvenire e le mie sostanze e la mia vita.
Per pensar così v’era di più: i soliti allettamenti dei venturieri erano tolti da me. Io non aveva bisogno di fare una fortuna; nulla di cui andare in cerca. Se avessi guadagnati dieci mila sterlini non sarei stato ricco maggiormente, perchè aveva già quanto bastava per me e per coloro cui doveva trasmettere le mie sostanze. Questo mio stato si aumentava ogni giorno, perchè poca essendo la mia famiglia, non avrei saputo spendere l’intera mia rendita, semprechè non mi fossi voluto mettere in quello sfarzo che appartiene ai grandi, attorniarmi cioè di numerosi servi, tenere un ricco traino di cavalli, vivere in continue feste, allegrie e simili cose di cui non aveva notizia e per le quali non mi sentiva inclinato. In conclusione, non c’era nulla di meglio a fare per me dello starmene tranquillo, del godermi in pace i guadagni da me fatti e del vederli aumentare ogni giorno nelle mie mani.
Ma tutte le predette considerazioni, non producevano effetto su me o almeno non abbastanza, per resistere alla continua stravagante bramosia d’andare attorno, malattia cronica da cui m’era impossibile il liberarmi. Soprattutto la voglia di rivedere la mia nuova piantagione nell’isola e la colonia che vi lasciai mi girava per la testa continuamente. Erano questi i miei sogni di tutta la notte, le mie immaginazioni della intera giornata. La mia fantasia si era fissa sì gagliardamente e tenacemente su ciò, che io ne parlava dormendo, e, quando io vegliava, nulla potendo rimoverla dalla mia mente, si cacciava con violenza in tutti i miei discorsi al punto di divenire stucchevole, perchè io non sapeva mai tirare a mano, mai toccare altro cantino: mi rendeva indiscreto e molesto ai circostanti, e ben lo sentiva io medesimo.
Ho spesse volte udito dire da persone di retto discernimento che tutto quanto si racconta nel mondo su gli spettri e le apparizioni è