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francesi, parte spagnuoli, che co’ loro servi si erano provati, lo abbiamo già detto, a valicare que’ monti, e furono costretti tornare addietro.

Di fatto partimmo da Pamplona in compagnia della nostra guida il giorno 13 di novembre. Mi fece, lo confesso, qualche meraviglia il vedere che costui in vece di condurci più innanzi, ne fece ripigliare la strada che avevamo fatta nel venir via da Madrid. Ciò durò per un tratto di venti miglia, poi venuti ad una pianura, ci trovammo di nuovo sotto un clima temperato ed in un bel paese, ove non si facea vedere la neve. Ma tutt’ad un tratto voltando a sinistra, ci trovammo alle montagne per un’altra strada. Quivi ancorchè per dir vero ci si mostrassero dirupi e precipizi da atterrire il nostro conduttore, ciò non ostante ne fece pigliare tante giravolte, tante vie di scanso, ci guidò per tanti meandri, che oltrepassammo quasi senza avvedercene e senza essere incomodati dalla neve, la parte più alta di que’ monti; onde in un subito ci si mostrarono le deliziose e fertili province della Linguadoca e della Guascogna tutte verdi e fiorenti. Le vedevamo, ma, se si ha a dire la verità, ad una bella distanza da noi, e ce ne restava ancora della cattiva prima di esserci.

In fatti non tardò il cruccio per noi di veder nevicare tutto un giorno e una notte neve sì fitta che ne costrinse a fermarci. Ma il nostro conduttore ne dicea che stessimo di buon animo, e che presto saremmo fuori d’ogni travaglio. In fatti ci accorgevamo ogni giorno di andare alla bassa e di procedere sempre più verso il settentrione. Continuando a fidarci dunque nella guida proseguivamo il nostro viaggio.

Due ore quasi prima di sera il conduttore nel precederci s’era alquanto scostato da noi, onde lo avevamo perduto di vista, allorchè sbucarono dal folto di una contigua selva tre enormi lupi, e dietro ad essi un orso. Due di questi lupi investirono la guida e buon per lei che non ci era andata avanti di tanto, poichè certo sarebbe stata divorata prima che avessimo potuto correre in suo aiuto. Uno di quegli animali s’era attaccato al cavallo; l’altro assalse il cavaliere con tal violenza, ch’egli non avendo tempo o prontezza di spirito da poter trarre a mano una pistola, si mise a strillare e chiamare aiuto con quanta voce aveva. Dissi tosto a Venerdì che mi cavalcava da presso, di correre innanzi e vedere che fosse.