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320 | robinson crusoe |
Stratagemma riuscito.
ra un bel pezzo che aspettavamo, e non senza grande impazienza e rincrescimento, che si levassero di lì, quando finalmente li vedemmo tutti dopo una lunga consulta saltare in piedi e avviarsi alla volta del mare. Parea gl’investisse sì tremendamente il timore de’ pericoli del luogo ove stavano, da non dover essi prendere altra risoluzione che quella di tornare nuovamente a bordo del vascello, di dare per perduti i compagni, dietro la qual notizia il bastimento avrebbe continuato il suo viaggio.
Io almeno, appena li vidi volgersi al mare, credei, e l’indovinai, che stanchi di questa inutile e paurosa ricerca, non ne volesser saper altro e si disponessero a battersela. Detto ciò al capitano, fu presto a persuadersene anch’egli e ad esserne costernato come di cosa che gli troncava di botto ogni concepita speranza; ma, senza smarrirmi per questo, divisai tantosto per farli tornare addietro uno stratagemma che andò a colpire perfettamente nel segno.
Diedi le mie istruzioni a Venerdì e all’aiutante del capitano di andar verso la piccola calanca di ponente, presso al luogo ove i selvaggi sbarcarono quando Venerdì fu riscattato da morte; troverebbero una picciola altura distante un mezzo miglio circa di lì.
— «Salitela, dissi loro, e di là mettetevi a gridare con quanta voce avete e tanto che i malandrini possano udirvi. Appena costoro vi risponderanno, voi ripetete le vostre grida. Stabilita questa corrispondenza di voci la continuerete senza lasciarvi vedere, e nel tempo stesso prenderete tal giravolta, che li conduca ben in dentro nell’isola e in mezzo ai boschi più che è possibile; poi per quegli scorciatoi che vi additerò tornerete a trovarci.»
Il tutto fu adempiuto secondo le mie intenzioni, e i nostri mariuoli