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cosa: fosse poi studiare un’astuzia per sorprendere i nemici a bordo del bastimento, ovvero impedire che coloro facessero uno sbarco nell’isola e ne trucidassero tutti. E quest’ultima idea ne chiamò un’altra alla mia mente.

— «Mentre stiamo qui non facendo nulla, diss’io al capitano, la ciurma del vostro vascello, maravigliata di non veder tornare i compagni, manderà una nuova banda con l’altra scialuppa del bastimento alla spiaggia. Questa nuova banda probabilmente sarà meglio armata della prima e troppo forte da poterle resistere.

— Avete ragione» il capitano mi rispondeva.

Gli dissi intanto che la prima cosa da farsi era quella di sguarnire e rendere inabile a galleggiare la scialuppa che avevano condotto qui i primi arrivati, affinchè gli altri del bastimento non potessero più portarsela via. Detto fatto! Venuti alla scialuppa ne levammo l’armi che v’erano state lasciate entro, e quant’altre minuzie vi ritrovammo; cioè un fiaschetto d’acquavite, uno di rum, una piccola provvigione di biscotto, un fiaschetto di polvere, un gran pane di zucchero del peso di cinque libbre, avvolto in un pezzo di canovaccio, tutte cose capitate in buon punto per me, massime l’acquavite e lo zucchero, di cui non vedeva da molti anni il vestigio. I remi, l’albero, la vela, il timone erano già stati levati via prima, come è detto altrove. Portato tutto ciò alla spiaggia aprimmo un gran buco nel fondo della scialuppa acciocchè se fossero venuti in tal forza da non aver noi miglior riparo del tenerci nascosti, non riacquistassero almeno quella barca. Veramente, per dir le cose come sono, la mia fiducia di ricuperare il bastimento non era grandissima, mentre per altra parte, se l’avessi almeno vinta in ciò che gli usurpatori del vascello se ne fossero andati senza riprendere il piccolo legno di cui si tratta, non dubitava punto ch’entro di esso avessimo potato trasportarci all’isole Sotto-Vento, nel quale tragitto avremmo trovati in via i nostri amici spagnuoli, de’ quali al certo non m’era scordato.