Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/33


robinson crusoe 21

andare a bordo in qualità di gentiluomo viaggiatore; con che non ebbi da far nulla nella nave, ma non imparai nemmeno nulla.

Avea avuta la fortuna, fu la prima in mia vita, d’incontrarmi a Londra in un eccellente compagno; fortuna che non occorre sempre a giovani scapestrati e spensierati qual m’era io a que’ giorni; chè certo il demonio, generalmente parlando, non si scorda di tendere insidie di buon’ora alla gioventù. La mia prima conoscenza adunque era stata con un capitano di nave che veniva dalla costa della Guinea e che, avendo avuto ottimo successo nel primo viaggio, era risoluto di tornarvi. Egli prese diletto alla mia conversazione che non era in quel tempo affatto disaggradevole, e udito da me che avea voglia di vedere il mondo, mi disse:

— «Se vi piacesse di venire in mia compagnia, non dovreste soggiacere a veruna spesa; sareste il mio commensale e compagno; e se poteste portare qualche merce con voi, ne ritrarreste tutti quei vantaggi che può offrire il commercio; e tali forse da vedervi incoraggiato a maggiori cose in appresso.»

Accettata subito la proposta, ed entrato in istretta amicizia col capitano, che era veramente un onesto e lealissimo uomo, m’imbarcai con esso, portando meco una piccola mercatanzia che, grazie alla disinteressata onestà dell’amico mio capitano, accrebbi piuttosto considerabilmente; perchè avrò portato meco un valore di circa quaranta sterlini in quelle bagattelle e cianciafruscole che il capitano stesso mi consigliò di comprare. Questi quaranta sterlini io gli aveva messi insieme mercè l’aiuto d’alcuni miei congiunti, co’ quali mi manteneva in corrispondenza, ed i quali, cred’io, arrivarono ad indurre mio padre, o per lo meno mia madre, a contribuire questa somma per la mia prima prova.

Fu questo il solo viaggio fortunato fra tutte le avventure della mia vita, e lo dovei all’integerrima onestà dell’indicato mio amico, sotto del quale acquistai in oltre una sufficiente cognizione dei principî della matematica e della nautica: imparai a valutare il corso di una nave, a prender la misura delle altezze, in somma a conoscere quelle principali cose che non può non sapere un marinaio; poichè egli prendeva diletto ad istruirmi, com’io ad imparare. In una parola, questo viaggio mi fece ad un tempo marinaio ed esperto nelle cose del commercio; onde portai a casa dal mio viaggio cinque libbre e nove once di polve d’oro, che mi fruttarono in