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276 | robinson crusoe |
Venerdì adocchiò l’albero a proposito; che Venerdì s’intendea meglio di me su la qualità di legnami più adatti a tali lavori. Non saprei nemmen oggi determinar la famiglia di piante cui apparteneva l’albero che atterrammo: somigliava molto a quello che chiamiamo fustic, o partecipava della natura di questo e del legno di Nicaragua cui s’avvicinava ancora nel colore e nell’odore. Il parere di Venerdì sarebbe stato di renderlo concavo ad uso di barca mediante il fuoco, ma fattigli vedere gli stromenti opportuni a conseguire la stessa meta con miglior garbo, gl’insegnai adoperarli, e devo lodarmi in ciò del suo profitto e della sua agilità di mano. Dopo un mese d’improba fatica avevamo terminata la nostra barca, che era da vero assai elegante. Questo comparve massimamente, poichè co’ nostri segoli che gli mostrai come volevano essere usati, l’avemmo ridotta esternamente alla perfetta forma di navicella. Ciò non ostante dovemmo in appresso impiegare una buona quindicina di giorni per far sì che sopra cilindri di legno ruzzolasse a palmo a palmo sino alla superficie
dell’acqua; ma quando ci fu, essa avrebbe trasportato comodissimamente una ventina di persone.
A malgrado della sua ampiezza rimasi attonito al vedere con qual