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262 | robinson crusoe |
Nozioni religiose.
urante tutto il tempo da che Venerdì era meco, e da che avea cominciato a parlarmi ed intendermi, non mancai d’adoperarmi ad infondere nell’animo di lui i principî della vera religione. Una volta gli domandai chi lo avesse fatto; ma il poveretto mi frantese del tutto, immaginandosi che la mia inchiesta si riferisse a suo padre. Presolo per un altro verso gli domandai chi avesse fatto il mare, la terra su cui camminiamo, i monti e le foreste. Mi nominò un vecchio Benamuchee, vissuto prima d’ogni cosa; ma di questo gran personaggio non seppe dirmi altro, se non che era vecchio.
— «Star molto vecchio, continuava Venerdì, più di mare e terra, più di luna e stelle.»
Gli domandai allora come fosse che questo vecchio personaggio, avendo fatto tutte le cose, tutte le cose non lo adorassero. Qui compostosi a gravità, il mio Venerdì mi rispose:
— «Tutte cose dirgli O!
— E tutti coloro che muoiono nel vostro paese vanno in qualche luogo dopo la morte?
— Sì, andar tutti a stare con Benamuchee.
— E quelli che i vostri mangiano vanno anch’essi?
— Andare anche loro.»
Qui cominciai ad instillargli cognizioni sul vero Dio, insegnandogli come il grande architetto dell’universo vivesse lassù (e così dicendo gli additava il cielo); come fosse onnipossente e potesse fare ogni cosa per noi, dare ogni cosa a noi, volere ogni cosa da noi: così a gradi a gradi apriva gli occhi al mio idiota. Egli m’ascoltava con grande attenzione, e gli piacque il sapere che Gesù Cristo era