Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/279


robinson crusoe 237

mi gittarono in questo miserable stato. Certamente se quella providenza da cui riconobbi il mio sì felice collocamento di piantatore al Brasile, mi avesse arriso al segno che, limitato ne’ miei desideri, mi fossi contentato di far gradatamente la scala de’ miei progressi, avrei potuto, in tutto l’intervallo del mio languire in quest’isola, rendermi un de’ più ragguardevoli possessori di piantagioni in quella contrada; anzi sto certo che, se ai miglioramenti di fortuna da me conseguiti nel breve tempo di mia dimora colà si fossero aggiunti que’ maggiori che avrei probabilmente ottenuti rimanendovi, possederei a quest’ora un patrimonio del valore di cento mila moidori1. E che bisogno aveva io di abbandonare una fortuna già stabilita, una piantagione ben provveduta, e che cresceva ogni dì più, per andarmi a mettere soprastante d’un vascello destinato alla Guinea a procacciarvi dei Negri? Il tempo e la pazienza non avrebbero forse aumentata di tanto la domestica nostra ricchezza, che avremmo potuto senza moverci dalla porta di casa nostra comprarceli da coloro la cui professione sta in simile traffico? È vero che gli avremmo pagati un poco più caro; ma questa più grave spesa non compensava ella l’immenso pericolo corso per risparmiarla? Ma, tal è il fatale destino delle giovani menti: la considerazione su la follia di un’impresa vien dietro alla pratica di molti anni e di un’esperienza a caro prezzo acquistata: tal fu allora di me. E tuttavia l’errore avea piantate sì profonde radici nella mia natura, che non potendo acconciarmi alla presente condizione, la mia vita era un continuo fantasticare su i modi di fuggire di qui; e, affinchè io possa con maggiore soddisfacimento del leggitore mandare a termine la rimanente parte di questa mia storia, non sarà inopportuno ch’io gli presenti qui alcuni cenni delle prime idee da me concepite su tal pazzo divisamento di fuga e de’ modi e de’ fondamenti di quanto operai per mandarlo ad effetto.

Avete a figurarvi che, dopo il mio ultimo viaggio al luogo del vascello naufragato, dopo condotta alla sua cala e assicurata, secondo il solito, sott’acqua la mia fregata, io m’era ritirato entro la mia fortezza ove tornava a fare la vita di prima. Io possedea veramente più ricchezze che non ne ebbi in passato; ma non per questo era più ricco; perchè non poteva usarne più di quanto ne usassero

  1. Moneta portoghese che al tempo in circa della prima pubblicazione di questa storia (1719) equivaleva in Londra a 27 scellini.