una parola, non valea nulla. Ma quando fui ad aprire le casse, rinvenni molte cose di grand’uso per me: per esempio, una bella cantinetta di elegantissimi fiaschetti pieni di rosoli eccellenti. I fiaschetti, che conteneano circa tre boccali ciascuno, erano ornati d’argento; vi erano in oltre quattro vasi di giulebbe, due de’ quali si ben serrati dal loro coperchio, che l’acqua salsa non ne avea danneggiato contenuto, da me trovato di eccellente sapore; gli altri due erano affatto andati a male. Mi capitarono parimente, e molto a proposito per me, alcune camice in assai buono stato e circa una dozzina e mezzo di fazzoletti tra bianchi, da sudore e da collo e di colore, opportunissimi i primi per rinfrescarmi e rasciugarmi il volto quando faceva più caldo. Poi venuto al fondo della prima cassa, vi trovai tre grandi sacchetti di ducati che conteneano, fra tutti e tre, mille e cento monete all’incirca. In uno di essi vi erano in oltre fatti su in una carta sei doppioni ed alcune piccole verghe d’oro: credo che pesassero insieme circa una libbra. Alcuni vestiti di poco valore stavano nella