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di averli vivi nelle mani: una giovine capra soprattutto era quanto mi abbisognava. A tal fine posi agguati a queste bestie per prenderne qualcheduna; e credo bene che ci sarei riuscito se i miei calappi fossero stati di buona qualità; ma io non avea filo di rame per renderli tali, onde li trovava sempre rotti ed in oltre divorata la pastura postavi per adescare quegli animali. Risolvetti finalmente di farne uno di nuovo genere scavando profonde fosse nel terreno; e ciò feci in diversi luoghi, ove osservai che i capri erano soliti di recarsi al pascolo; su questi fossi collocai graticci, sempre di mia fabbrica, con un greve peso sovr’essi. Per parecchie volte da prima li sparsi di spighe d’orzo e di riso senza il peso che li facesse discendere, e dalle impronte delle zampe di tali bestie potei facilmente capire che erano andate di volta in volta a mangiare il mio grano. Una notte finalmente collocai i pesi ai loro posti, ma tornato la seguente mattina trovai che questi non aveano ceduto, ed il mio grano tuttavia era stato mangiato; la qual cosa da vero mi scoraggiava. Pure feci qualche cangiamento ai miei ingegni, e per non darvi la molestia di più minute descrizioni, vi dirò che andato una mattina a veder l’effetto delle mie insidie, trovai in un fosso un vecchio capro d’enorme grossezza ed in un altro tre capretti, un maschio e due femmine.

Quanto al vecchio caprone io non sapeva come mettermici. Egli appariva sì feroce, che non ardii accostarmegli entro la fossa, intendiamoci accostarmegli per tirarlo fuori vivo, che era ciò di cui aveva bisogno. Avrei potuto ucciderlo, ma ciò non faceva il mio caso, nè corrispondeva al fine che mi prefiggeva. Datagli pertanto la libertà, fuggì come divenuto pazzo dalla paura. Io non sapeva allora ciò che imparai in appresso: che la fame cioè arriva ad addimesticare un leone. Se avessi lasciato per tre o quattro giorni entro la buca, senza dargli veruna sorta di nutrimento, il mio capro, indi gli avessi portato prima un po’ d’acqua per dissetarsi, poi alcun poco di grano, sarebbe divenuto mansueto non meno d’uno di que’ capretti, perchè sono bestie molto sagaci ed anche trattabili, quando sono avvezzate a dovere.

Nondimeno in quel momento lo lasciai andare non vedendo nulla di meglio a farsi; poscia venni ai miei tre capretti che, presili ad uno ad uno, legai tutti ad uno stesso guinzaglio, e non senza qualche difficoltà me li trassi a casa.