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erano esse piuttosto le voci della paura e dell’angoscia. Confusi erano i miei pensieri; grandi i rimorsi nella mia mente; e il ribrezzo destato dalla sola idea di morire in un sì miserabile stato mi facea salire tetri vapori al cervello. Nè in queste strette dell’anima io sapea quali cose profferisse la lingua: erano piuttosto esclamazioni del genere di queste: Signore, che miserabile creatura son io! Se mi ammalo, morrò certo per mancanza di soccorsi, e che cosa sarà di me? Allora mi sgorgarono le lagrime dagli occhi, e credo poter affermare per un bel pezzo di tempo.

In questo mezzo mi tornarono alla memoria i buoni consigli di mio padre e soprattutto quelle sue predizioni da me commemorate sul principio di questa storia; vale a dire che se mi fossi posto su questo pazzo cammino, Dio non mi avrebbe benedetto; che avrei avuto tutto il tempo di gemere per non avere ascoltati i consigli paterni, quando non avrei avuto alcuno che mi avesse aiutato a trovare un rimedio, uno scampo. «Ora, io diceva ad alta voce, i pronostici del mio caro padre si sono avverati; la giustizia di Dio mi ha colpito, e non ho veruno che mi aiuti o mi ascolti. Respinsi la voce della providenza che m’avea misericordiosamente posto in uno stato di vita ove sarei stato felice ed agiato; non volli mai nè vedere da me medesimo nè imparar dai miei genitori la felicità di un simile stato. Lasciai gli autori de’ miei giorni nel cordoglio che costarono ad essi le mie follie; or son lasciato nel cordoglio che mi costano le conseguenze di esse. Io ricusai il loro aiuto, la loro assistenza, che m’avrebbero portato a buon fine nel mondo, ed appianate tutte le vie per arrivarvi; or mi tocca lottare contro a tribolazioni sì grandi, che la natura stessa mal regge a sopportarle; or mi vedo privo d’ogni assistenza, d’ogni conforto, d’ogni consiglio.1» In quel momento esclamai: «Signore, aiutatemi voi, perchè io sono abbandonato sopra la terra!» Fu questa la prima preghiera, se pure può chiamarsi tale, ch’io avessi pronunziato dopo il corso di lunghi anni. Ma torniamo al nostro giornale.



  1. Robinson era in questo stato di rimorso, d’angoscia, di confusione quando fece il sogno per cui disse poco prima: «Ancorchè questo fosse un sogno, la mia mente era di per sè stessa immersa in un delirio che con quel mio orrore conformava.»