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andare attorno nè poco nè assai. Allora a mente più fredda principiai a meditare che cosa mi convenisse meglio, e conclusi che, se l’isola andava soggetta a tremuoti di simil natura, non c’era per me buon vivere entro una grotta. Pensai quindi a fabbricarmi una piccola capanna in luogo aperto, circondandola ciò non ostante, come aveva fatto qui, di una palizzata per difendermi dalle offese di bestie o d’uomini, persuasissimo che, restando ov’era, mi sarebbe accaduto una volta o l’altra di rimanere sotterrato vivo.

Pieno di questi pensieri, divisai di rimovere la mia tenda dal sito ove trovavasi, perchè stava proprio sotto l’imminente precipizio del monte che, se riceveva un’altra scossa della stessa natura, cadeva indubitatamente sovr’essa. Impiegai le due seguenti giornate (il 19 e il 20) a studiare il dove e il come trasferire altrove la mia dimora. Il timore di essere subissato in corpo ed in anima m’incalzava tanto che non mi lasciò mai dormir quieto. Pure era quasi uguale a questa paura l’altra di coricarmi all’aperto senza nulla che mi difendesse; oltrechè, quando io mi guardava attorno, quando io vedea ciascuna delle cose mie sì bene assestate e come piacevolmente io mi stessi nascosto e sicuro da ogni altro pericolo esterno, sentiva la massima ripugnanza ad allontanarmi di lì. In questo mezzo io considerava ancora che sarebbe occorso un enorme dispendio di tempo per mandar ad esecuzione un simile divisamento e che mi conveniva per lo meno contentarmi ad affrontare il rischio di rimanere ove era tanto che mi fossi fabbricata una opportuna trincera e tale da francare il mio traslocamento. Acquetatomi in questa conclusione per un certo tempo, risolvei di mettermi bensì con tutta la sollecitudine all’opera di fabbricarmi una trincera con pertiche e gomone entro un circolo, come dianzi, ma di non trasportarvi la mia tenda finchè questa trincera non fosse finita; in somma di tenermi al primo alloggio finchè tutto non fosse pronto ed apparecchiato per prenderne un altro. Ciò fu deciso nel giorno 21.

22. In questa mattina principiai a pensare i mezzi per mandare ad esecuzione l’indicato disegno; ma la cosa di cui mancava molto erano gli stromenti. Aveva per vero dire tre grandi accette e molta copia di piccole, perchè le avevamo portate con noi per farne traffico con gli Indiani; ma a furia di tagliare e rimondare tante sorte di legnami duri e nodosi erano divenute piene di tacche e prive affatto di taglio; e se bene avessi una mola, non poteva girarla nè quindi