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90 | robinson crusoe |
13. Piovve tutto questo giorno, il che mi refrigerò oltre ogni dire e rinfrescò pure la terra; ma l’acqua venne accompagnata da terribili tuoni e lampi che mi fecero un’orrida paura a cagione della mia polvere. Cessato appena il temporale, mi determinai a separare la provvigione nel maggior numero possibile di parti, perchè non rimanesse tutta in pericolo.
Dal 14 al 16. Passai quindi questi tre giorni facendo tante cassette o scatolette quadrate, ciascuna delle quali non portasse se non una libbra o due al più di polvere; indi posto in ciascuna di esse il suo carico le allogai in ripostigli sicuri e lontani quanto mi fu possibile l’uno dall’altro. In uno di questi tre giorni uccisi un grande uccello di una carne buona a mangiarsi; come si chiamasse, non l’ho mai saputo.
17. In questo giorno cominciai a scavare dalla mia tenda entro la rupe per acquistarmi quel maggiore spazio che mi conveniva.
Nota. — Per un tale lavoro mi mancavano alcune sustanzialissime cose, vale a dire, una zappa, una vanga, una carriuola, o almeno un canestro; laonde prima d’accingermi all’opera pensai al modo di supplire alla mancanza degl’indicati stromenti. Quanto alla zappa, mi valsi de’ rampiconi di ferro che trovai sufficienti al mio uopo, benchè di soverchio pesanti; ma l’altro stromento, la vanga, era di si inevitabile necessità, che da vero io non vedeva la possibilità di venire a termine di nulla senza di essa, nè sapeva a quale degli stromenti che io possedeva potessi fame fare le veci.
Dal 18 al 22. Nel giorno appresso cercando per le foreste, trovai un albero di quel legno o simile a quel legno che gli abitanti del Brasile chiamano per la sua durezza legno di ferro. Di questo con grande fatica, e non senza rovinar quasi affatto la mia accetta, tagliai un pezzo, che anche il trasportarmi a casa non mi costò poca difficoltà, tant’era pesante. L’eccessiva durezza di questo legno, e il non avere altra materia di cui valermi, mi fece perdere un gran tempo in tale lavoro, il che apparirà chiaramente ove io dica che a poco a poco lo ridussi effettivamente alla forma di una vanga. Nel manico essa somigliava esattamente le nostre vanghe inglesi, ma la parte piatta non essendo di ferro non poteva durarmi lungamente; nondimeno mi servì abbastanza per gli usi ai quali dovetti adoperarla; certamente non fuvvi vanga, cred’io, foggiata in questa maniera o costata sì lungo tempo per fabbricarla. Non era ancora provveduto