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robinson crusoe 83

Disposizioni per provvedere ai maggiori comodi della casa edificata.



C

osì riconciliatomi alcun poco con la presente mia posizione e tralasciato di ragguardare ad ogn’istante il mare per vedere se qualche vela spuntasse in fondo all’orizzonte, mi diedi a studiare i mezzi di uniformarmi meglio a quel mio genere di vita e di renderlo men disagiato che per me si potea.

Ho già detto come la mia abitazione fosse sotto una tenda innalzata a fianco di un monte, circondata da una doppia forte barriera di stecconi e di gomone; barriera ch’io potei oramai chiamare un muro, per averle posto all’intorno dalla parte esterna un parapetto di zolle, grosso circa due piedi; e qualche tempo dopo, passato credo un anno e mezzo, feci partir da questo muro alcun travicelli che, coperti di rami d’albero e di quanto potei all’uopo mio radunare, divenne una specie di tetto per difendere tutto l’edifizio dalle piogge, qui violentissime, com’ebbi ad accorgermene, in alcune stagioni dell’anno.

Ho parimente notato che trasportai tutte queste mie sostanze, parte entro la palizzata, parte entro la grotta scavata nel monte; ma mi conviene ancora osservare come queste presentassero un sì confuso e disordinato mucchio di cose, che mi portavano via tutto lo spazio, onde non trovava in mezzo ad esse luogo ove voltarmi. Mi posi pertanto all’opera d’ingrandire la mia grotta scavando più in dentro nel monte, il che non mi diede molta fatica, perchè il massiccio di esso, di natura sabbioso, facilmente arrendevasi al mio lavoro; e poichè mi vedeva perfettamente sicuro dalle fiere, dopo avere scavato nel fianco destro della rupe, mi volsi di nuovo a destra col mio scavamento sinchè mi trovassi affatto al di fuori e della grotta e della palizzata, con che mi procurai un’uscita fuor della mia fortezza.