Pagina:Autobiografia di Monaldo Leopardi.pdf/95


del conte monaldo leopardi 81

mio grande sino dall’infanzia, e gli chiedo se il trattato Castracane è sconcluso. Egli me lo confidò ed io lo pregai di domandare alla sorella se mi voleva per suo marito. Questi soli fatti brevi e semplici precederono il trattato del mio matrimonio, e molti che supposero una antecedenza di intrighi e amoreggiamenti si ingannarono. Alli 15 di giugno del 1797 ero libero e sciolto come un ucello, e alli 21 mi ero intricato nelle panie da me medesimo ed avevo già offerta la mano.

Non mi aspettavo che nell’accettarla si esitasse, ma così fu. Il conte Borgogelli di Fano capitano di una compagnia di soldati, era stato qui in guarnigione, ed essendosi offerto sposo alla giovane Antici, si aspettavano l’assenso e la donazione di una zia di Lui per procedere nel trattato. Il Cavaliere Carlo me lo aveva taciuto accortamente, ma la giovane dichiarò che in pendenza di quelle risposte non poteva disporre di sè. Mortificato e punto da questa semi ripulsa avrei voluto dimenticare perfino il nome di lei, ma quando una passione predomina, tutte le altre gli fanno largo. Trovai che quella rispondeva saggiamente, trovai che un tratto di onestà non doveva levarle l’affetto mio, trovai cento altri argomenti e ragioni, e risposi, aspetterò. Quantunque pochi momenti di dilazione mi sembrassero secoli passati sulle spine, aspettai poco perchè la promiscuità della Patria, e quindici o vent’anni di meno, mi davano molto vantaggio sul mio competitore ancorchè fosse un cavaliere degnissimo. Non ricordo come si finisse con lui, ma fra due o tre giorni ebbi l’assenso definitivo, e si trattò di partecipare questi concerti alle nostre rispettive Famiglie. Il consenso degli Antici fu pronto perchè quel trattato non aveva per essi alcuna spina, ma per parte dei miei congiunti temevo alcuna opposizione, minore bensì di quella che incontrai effettivamente.