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del conte monaldo leopardi 79

chiarò che non intendeva di rimettere più di scudi 50 e deridendosi la sua precauzione toccò a me il garantirlo per ogni eccesso possibile. Allo staccare della chiarata si rimisero scudi novecento cioè scudi 150 per voce. A me dunque toccarono scudi 150 per me, scudi 75 per il mezzo carato Broglio, scudi 100 per la rilevanza Vitali, e più altri scudi 11 rubbati in una borsa che pure toccarono a me. Ma tutto questo non bastò. Allorchè il conte Gatti, che fu sempre unico Rappresentante della società, spedì in Bologna a prendere il vestiario mi domandò che scrivessi ad alcuno affinchè presso il sartore Ucelli rispondesse del vestiario e del pagamento successivo di scudi 120. Scrissi al Mercante Radaelli, e non ci pensai più. Un anno dopo l’Ucelli domandò il vestiario che ignorandolo io non aveva ancora riavuto, e scudi 480 per il nolo di quattro stagioni. In una parola, stante quella mia lettera mi toccò pagare per accordo scudi 360, che si dovevano contribuire dai socii, i quali però, dopo qualche inutile istanza, lasciai vivere in pace. Così quell’opera in musica mi costò 696 scudi, di argento effettivi, i quali per le difficoltà monetarie, e per il mio disesto economico di quel tempo hanno forse rappresentato nella mia sostanza un divario di scudi 2000. Fu veramente un bel gusto per uno stuonato come son io che nei trilli e nei Rondeau non provo diletto alcuno.

I Francesi dovevano occupare queste provincie sino al pagamento totale, o quasi totale della somma pattuita, ma chiamati altrove dalle faccende loro, se ne andarono anticipatamente, lasciando bensì una guarnigione in Ancona. Recanati fu libero il giorno 30 di marzo, e partiti coloro venne qui a stabilire il quartier Generale il Brigadiere Gandini con circa mille uomini di truppa pontificia. Dopo un pajo di mesi il Brigadiere se ne andò col più delle sue genti restandovi due compagnie comandate dal capitano dei gra-