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del conte monaldo leopardi 77

calmato, e questo incarico geloso venne affidato al mio buon prete Ferri che lo disimpegnò egregiamente. Incontrò nella strada Cacault, Ministro della Republica diretto a Roma il quale se avvanzava era morto. Con le sue buffonate lo fece retrocedere, e in Loreto operò che si aspettasse il nostro avviso. Fratanto qui chiunque aveva influenza e spirito cittadino si impegnò a calmare la sedizione, e il Paroco di S. Agostino portò il Ssmo Sagramento fra i sollevati, i quali calmati finalmente, tornarono alle case proprie sicchè il comandante nostro che si trovava in Loreto casualmente, all’avviso speditogli tornò, e trovò il paese tranquillo. Ma nel giorno seguente arrivò con una mano di soldati il Generale Rusca il quale spumante di rabbia, dichiarò che abbrucierebbe la città in punizione del tumulto preceduto, e preparò per questa operazione alquante torcie a vento. Io risi di queste minaccie perchè non si abbrucia un paese a sangue freddo, e non si abbrucia con una torcia, ma il popolo ne restò sbigottito. Tutto terminò bene perchè quel povero Diavolo di Rusca gridava assai, ma non era il peggiore.

XXXVII.

Pace di Tolentino.

Fratanto i Francesi avevano occupato Fuligno, e credo stasse in libertà loro andare a Roma, quantunque il generale Colli avesse disposta alquanta truppa fra quella città e Spoleti, perchè i soldati destinati a difendere quei passi, erano quelli di Faenza, e di Ancona. Pare però che il guerreggiare degli austriaci li richiamasse in Lombardia, o forse il Direttorio di Parigi non aveva ancora destinata l’ora per la caduta di Roma. In quella città all’annunzio della rotta Faentina tutto fu terrore e disordine, ma pure si sperava