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72 autobiografia

dire il Papa e contenti del suo governo essere alieni dal desiderarlo cambiato, nulladimeno sentire la convenienza di sottometterci al vincitore, e di eseguire gli ordini suoi che speravamo umani e discreti. Ritornati alla città nostra a tarda notte, trovammo che ognuno era andato a dormire.

XXXV.

Arrivo dei Francesi in Recanati.

Il giorno 10 passò senza nuovità, e senza che qui arrivasse un soldato. La matina però degli 11 giunsero dieci dragoni accompagnati da un commesso del Comune di Loreto e questi furono i primi soldati della republica vedutisi in Recanati. Dissero che la sera giungerebbe in Loreto gran truppa e pernotterebbe colà per passare nel dì seguente senza fermarsi in Recanati, però si spedisse subito abbondanza di provisioni, e segnatamente di pane. Questa notizia ci colmò di consolazione e mi detti tutto il moto per fare lavorare quanto pane si potè, ed ammanire gli altri viveri domandati. Fratanto quei dragoni vollero far colazione in una bettola, e per civiltà o per sospetto vollero che io bevessi con loro e prima di loro. Sento ancora il ribrezzo di quella bibita, e del vedermi in una osteria la prima ed unica volta nella vita, ma la necessità e la paura fanno scordare le smorfie della educazione. Circa le ore 22 si spedirono alla volta di Loreto ventitrè carri carichi di vettovaglie e si restò tranquilli, ma fra un’ora eccoti i forieri con l’annunzio che avrebbero alloggiato qui in quella sera cinque mille uomini, ed erano poco distanti. Lo sgomento che destò quella notizia è inconcepibile. Senza pane, senza prattica di alloggiare le truppe, e con la notte vicina che imbruttisce tutti i dispiaceri, non sapevamo dove dare la testa.