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tal Bianchi maggiore di artiglieria venne imputato di avere caricati i cannoni con li fagiuoli. Ho letto la sua difesa stampata, e sembra scolpato bastantemente, ma il fatto dei fagiuoli fu vero, e questa mitraglia figurò nella guerra fra il Papa e la Francia. L’oro e i principj seduttori della republica penetravano per tutto, e i Francesi non isdegnavano di agevolarsi la vittoria con questi mezzi.

In Recanati la notizia della battaglia di Faenza giunse la sera dei 4 mentre stavamo in teatro, e sparse in tutti la costernazione e l’allarme. Li due giorni seguenti si passarono in mestizia ricevendo conferme di quell’avvenimento, e aspettandone le conseguenze. Qui diamo un passo addietro. Il mio fratello rimasto a Roma fra le truppe ebbe un calcio di un cavallo, e tra questa disgrazia, tra la melanconia di trovarsi giovanetto di 17 anni lontano dalla famiglia e in un caos di cose nuove e disordinate, cadde malato. Domandò ed ottenne il permesso di venire a casa per un poco e allora stava con me. Fratanto, non so perchè, dallo squadrone Bischi che si trovava in Romagna e dove stavano i suoi cavalli ed equipaggio lo avevano passato allo squadrone Borgia restato in Roma. La mattina dei 7 un foriere recò notizia che lo squadrone Borgia passerebbe di qui nello stesso giorno, e recò l’ordine al mio fratello di unirsi al corpo, e marciare. Quest’ordine fu un colpo di fulmine per la famiglia, e la mia povera Madre ne restò desolata. La guerra non si vedeva più in lontananza, e si sentiva tutta la assurdità di mandare in campagna a battersi e comandare uno squadrone, un fanciullo convalescente, che era stato soldato 15 giorni, e che educato fralle carezze domestiche, non aveva idea veruna di milizia e di esercizii guerreschi. Egli andava sicuramente a morire. Gli occhi della mia buona Madre e di tutta la Famiglia erano rivolti verso di me: aspettando il mio giu-