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del conte monaldo leopardi | 61 |
presto mi fu possibile in quelle circostanze luttuosissime.
Il marchese Zambeccari mi restò amico, e forse fu più
contento di me perchè risparmiò molto denaro suo, e assaggiò
un poco del mio. Era un buon cavaliere, e se mi
fece pagare un po’ cara la mia imprudenza, non ebbe tutti
i torti. La sua brava figlia si maritò prima di me, e fu
sfortunata nelle sue nozze. Con me lo sarebbe stata assai
meno sicuramente; ma Iddio non aveva decretata la nostra
unione. Per quella età e per le idee che in quel tempo
mi bollivano in testa, mi pare che mi condussi saggiamente
abbastanza; ma ho provato sempre e tuttora provo molto
dolore di averle dovuto recare un rammarico che essa non
meritava.
XXXI.
conseguenze economiche di quel trattato.
Prima la conclusione e poi lo scioglimento di quel trattato riuscirono fatali sommamente alla mia economia già dissestata anche prima. Dalle gioje che feci vendere in Livorno cavai mille zecchini soli, perdendone altri mille e tutte le gioje antiche di casa date in baratto, le quali non so quanto valessero, ma erano molte. Non so se questo enorme discapito si dovesse tutto all’avvilimento in cui stavano le cose di lusso per i moti della guerra, o si dovesse in parte all’abuso che potè farsi della mia imperizia nella compra. e nella vendita. Seicento scudi circa importarono i compensi dati al marchese Camillo. Gli apparati che dovei pagare importarono 1,500 scudi, una carrozza scudi 530, gli abiti provveduti per la sposa scudi 600. Viaggi, regali ed altre spese, questo affare, tutto compreso, e non contate le gioje antiche, mi costò in denaro con-