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58 | autobiografia |
Io. – Perchè ella non ha alcun diritto di scrutinare quello che passa dentro il mio cuore.
Landi. – Io lo chiedo a nome del padre della sposa.
Io. – Veramente pare che il padre della sposa abbia diritto di domandarlo, ma io pure ho diritto di domandare a lui la dote scaduta già da qualche tempo.
Landi. – Della dote si parlerà poi, adesso si degni di dirmi se è contento o no di queste nozze.
Io. – E perchè al marchese Camillo è venuto il capriccio di chiederlo?
Landi. – Quel degno cavaliere ha ricevuto alcune letteracce...
Io. – Lettere! Di chi?
Landi. – Anonime.
Io. – Caro Landi le lettere anonime sono come non fossero, e dentro mezz’ora anch’io posso ammanirne un assortimento per farmi delle ragioni.
Landi. – Ella dice bene, ma il marchese è impegnatissimo a sapere da Lei se è contento o no di questo matrimonio, ed io impegno il suo onore a palesarlo.
Io. – Dunque ella vuole sapere i fatti miei onninamente?
Landi. – Io la prego...
Io. – Dunque senza altri giri, sappiate che io sono scontentissimo, e piuttosto che effettuare queste nozze vorrei farmi frate Certosino, o Trappense.
Landi. – Ah cosa mai sento! Ed ella, sig. conte mio ha il coraggio di palesare questa sorte di sentimenti?
Io. – E voi, sig. Landi mio dopo tante interrogazioni volevate sentire la bugia e non la verità?
Landi. – Ma la santità della sua parola, l’onore del parentato, la consolazione della damina che le vuole tanto bene...
Io. – Alto là, e lasciatemi dire; e poichè avete voluto