Pagina:Autobiografia di Monaldo Leopardi.pdf/69


del conte monaldo leopardi 55

bravo giovane bolognese chiamato Mantichetti, il quale però commise il fallo di non fuggire con gli altri, e morì in battaglia.

XXXI.

Ancora del trattato di matrimonio in Bologna.

Tornato a casa andavo sollecitando i preparativi delle mie nozze allorchè il padre della sposa, il quale doveva pagare nel novembre la metà della dote, mi scrisse che attese le gravi contribuzioni esatte dall’armata Francese non aveva denaro e non sapeva come fare a trovarne. Non doveva essere così perchè il Marchese era denaroso assai, ed era saggio abbastanza per non assumere un impegno senza modo di sostenerlo; inoltre il pretesto dei Francesi era magro perchè quelli avevano occupata Bologna nel mese di giugno, ed egli si era obbligato verso di me alla metà di settembre. Credo che fosse pentito di avermi promessa una dote eccedente li scudi duodeci mila soliti darsi allora dalla Famiglia sua, e che andasse cercando un mezzo termine per ottenere da me qualche ribasso, overo lo scioglimento del trattato per maritare la figlia ad altri con meno spesa. Tutto ciò è solamente un sospetto, ma in sostanza il Marchese insistè assai e replicatamente sulla sua impotenza, e se io avessi avuti più anni e più giudizio, potevo senza meno sciogliere il trattato con sodisfazione di lui, con decoro mio, e forse ricevendo un compenso delle spese sostenute e dei danni risultanti da questo disappunto. Io per altro ero un Pollastro, e ci volevano altro che vent’anni di età per manipolare quella torta. Pieno di eroismo, e di idee sentimentali e romanzesche mi sarei creduto infame, se mi fossi sentito capace