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del conte monaldo leopardi 51

amici, che tutti restarono mutoli e tremanti come il sorce se vede il gatto. Quando presi una botteglia per offerirla a quelli, e attaccarci discorso mi dissero, Requiem eternam, e si raccomandarono l’anima allorchè que’ Francesi, eccitati da me, li invitarono ad accostarsi. L’ottimo Domenico Giordani Bolognese chirurgo in Recanati, disse tutto tremante, anch’io ho l’onore di essere republicano e il sig. Gio. Battista Cimini che avendo la moglie piuttosto giovane e bella ne era geloso, domandò a quelli ufficiali di accordargli una guardia quando le truppe venissero in Recanati; tanto è vero che un diavolo caccia l’altro. Dei due Francesi il Verdier era più moderato o più cauto; l’altro diceva chiaramente che avrebbero invaso tutto lo Stato e umiliati i Bassà rossi, cioè i Cardinali. Se avesse parlato di pochi non avrebbe bestemmiato. Io dissi che non ci meschiavamo di cose politiche ma affezionati al nostro governo non bramavamo di cambiarlo, e allora tacquero.

XXIX.

Avvenimenti politici.

Fratanto nel Congresso tenutosi in Firenze fra i Ministri francesi e i Ministri pontificii non si concluse la pace, perchè la Francia esigeva articoli inconciliabili col dogma e con la disciplina della Chiesa, e il Papa ricusandoli con petto forte sostenne degnamente le parti di Vicario di Dio. Questa fortezza però che fu sommamente lodevole nella sua rappresentanza spirituale, fu compatibile e quasi buffa nella sua qualità di sovrano temporale, poichè non potendo aver pace si determinò di fare la guerra alla Francia senza armi, senza fortezze, senza provvigioni,