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polo credeva di vederlo in una immaginetta posta nell’ornato superiore che mai avevo avvertita. Mi confermai pertanto nel giudicare che tutto fosse giuoco di fantasia o inganno dei sensi, e che se bisogna essere molto ritenuti nel credere gli avvenimenti ordinari si deve esserlo di più quando si tratta di avvenimenti portentosi. Iddio che ha constituito nella natura l’ordine presente può sospenderlo a suo piacere, e alla sua onnipotenza costa lo stesso spingere le acque dei fiumi verso l’oceano o verso la sorgente loro. Talora ha operato questi prodigi e maggiori, ma non dobbiamo credere che ciò accada frequentemente, senza ragione gravissima, e senza quella maestà che accompagna le azioni di Dio il quale non si diverte, come i fanciulli, a guastare l’opera delle sue mani. Io credo tutti i miracoli che riconosce la Chiesa, dubito di alcuni altri, e ricuso fede a tutti quelli che sento operati ai giorni miei. Forse avrò sbagliato qualche volta, ma sicuramente con questo metodo si sbaglia poco.

Nel giorno 29 di giugno, nel quale io ero in Ancona come ho già detto, vi arrivarono pure due uffiziali francesi per esaminare la piazza, prenderne i disegni, e concertare quanto bisognava per occuparla secondo il convenuto. Questi furono i primi soldati della Republica che si videro di qua dal Rubicone, e si esposero grandemente venendo soli in uno Stato allora fremente contro quanto portava nome di Francia. Probabilmente quella Republica, speculando col sangue dei suoi cittadini, intese di esporli al furore del popolo perchè li massacrasse, e il Papa avesse a pagarli con qualche milione, ma allora non ottenne l’intento. Il popolo li guardò attonito, e li lasciò passare. Si chiamavano Verdier, e Dufur. Il primo era più giovane e sembrava di grado maggiore. Vennero a far colazione in una locanda in quella camera dove io pranzavo con alquanti