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chiesa dove il prodigio si assicurava rinnovato ogni giorno più volte. Io vi andai il giorno 29 di giugno, ma per quanto osservassi l’immagine nella prossimità maggiore, ed anche in quelli istanti nei quali il popolo gridava, «Ecco il miracolo, eccolo» io niente vidi. Conobbi bensì che poteva accadere un inganno visuale perchè i raggi di luce partendo dalle fiaccole tremolanti, riflettuti dal cristallo che cuopriva l’immagine, percuotevano tremolanti anche essi la pupilla dello spettatore, e questo attribuiva all’occhio dipinto il vacillare involontario e inavvertito dell’occhio suo, come a chi viaggia in vettura sembra che gli alberi e le siepi si muovano. Nulladimeno restai con qualche dubbio non fosse l’indegnità mia di impedimento al vedersi da me quel prodigio che tanti asserivano di avere veduto replicatamente, ma quando sentii che in ogni città e in ogni vicolo le immagini sante profondevano un miracolo eguale, e che nella stessa città di Ancona non solo altre immagini lo rinuovavano in altre chiese, ma nella chiesa istessa di s. Ciriaco aprivano e chiudevano gli occhi persino alcune immaginucce dipinte sul volto, conclusi essere tutto un giuoco di fantasia riscaldata, ed ebbi meraviglia come il Governo non si prestasse a farlo cessare.

È incredibile il numero delle immagini che in quei giorni si publicarono miracolose in Roma e in cento luoghi dello Stato, e quante raccolte si stamparono di quelle effigie, e quante opere vennero publicate per dilucidarne i portenti, e quanti uomini saggi ne vissero persuasi, e cercarono di persuaderne gli altri. Ricorderò la Madonna di Monte Santo, cioè una immagine di Maria detta delle Grazie, situata in una chiesuola suburbana di quel paese. Non so quale fanatico publicò che le campane di quella chiesa avevano suonato di notte senza che alcuno le muovesse, e tanto bastò perchè tutta la provincia corresse per