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scudi ottomila, e dovendo pagarla in pochi mesi senza l’ammannimento di uno scudo, si può immaginare come restò sfasciata la mia economia e disestato il sistema domestico dovendo trovare a debito tanto denaro. Senza prattica di affari, senza relazioni e senza consiglio commisi errori sopra errori, e poi commettendone altri per riparare i primi, sicchè devo riconoscere che quella dote promessa e pagata tanto incautamente e intempestivamente fu il primo anello di quella catena di guai che mi hanno amareggiata la vita.

I debiti sopra accennati furono i primi, ma non i soli che contrassi. La mia natura quantunque liberale non era prodiga o dissipatrice, ma avendo concepite idee troppo grandiose, credevo necessarie o convenienti molte cose che non erano tali, e non mancavano adulatori che fomentassero la mia passione, o astuti che approfittassero della mia debolezza. In sostanza non feci spese da sterminare una casa da per sè stessa, ma facendole fuori di tempo e di luogo, sostenendole con denaro imprestato, trovandomi già fuori di equilibrio per i primi debiti, e cadendo sotto le mani spietate degli usuraj che abusavano del mio bisogno e della mia imbecillità, erano appena due anni che avevo assunto il regime domestico, e senza avere viaggiato, o giuocato, o gettato uno scudo con femmine, mi trovavo pieno zeppo di debiti, e incamminato a rovina totale. Se questa non si verificò fu un prodigio della providenza poichè non mancarono circostanze che dovevano renderla irreparabile. Fra esse ebbe luogo il trattato infausto di matrimonio di cui mi accingo a narrare.