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del conte monaldo leopardi 37

utile assai, perchè mi impose un contegno conveniente, mi liberò da molte spese, e mi conciliò il rispetto del popolo. Per educazione e per natura fui sempre alieno dall’abbassarmi, ma se avessi avute altre inclinazioni bisognava resistergli o cambiare vestiario, giacchè con la spada al fianco e sempre in abito di parata non si poteva cadere in bassezze anche volendolo. Effettivamente nessun povero mi ha creduto superbo, ma nessun inferiore ha presa mai con me veruna confidenza. L’economia viene secondata assai da questo vestiario che esclude una serie numerosa di abiti, e una spesa eccessiva nei pochi che si conservano; e però cinque o sei canne di panno nero hanno formato sempre tutto l’accivimento del mio guardarobba. Infine l’abito sodo e signorile ha riscosso sempre, e riscuoterà sempre il rispetto del volgo, perchè il volgo rispetta quelli dei quali si crede inferiore, e non si crede inferiore di coloro che vestono come lui. Per riscuotere un rispetto vero, generale, e costante ci vogliono talenti e condotta, ma è incredibile quanto concorra un vestiario dignitoso a conciliare il rispetto di quelli con i quali si tratta. Negli anni della Repubblica i soldati francesi e italiani furenti per la uguaglianza, e i plebei del paese innalzati alle dignità municipali e più furenti di quelli mi rispettarono costantemente, e Giovanni Tati sartore, Presidente della municipalità ossia maire di Recanati veniva a parlarmi di affari, e aspettava il mio comodo in sala seduto coi servitori. Oggi quando esco di casa con un abito o con un mantello un po’ più vistosi ricevo inchini un po’ più profondi del solito. Vestitevi con dignità, accompagnatevi con pochi, salutate tutti cortesemente, date qualche soldo in elemosina, e sarete rispettato assai, e sempre se non vorrete commettere a bella posta azioni capaci di meritarvi disprezzo. Coloro che hanno immaginato di sconvolgere gli ordini della società e di ro-