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del conte monaldo leopardi 31


XX.

Cenni sul mio carattere.

Avevo senza meno un capitale amplissimo di massime oneste, e di educazione pulita frutto delle instituzioni del mio ottimo maestro, dell’esempio dei miei congiunti e del conversare con essi. Devo dire per onore della verità che i principî di religione e di onore, e i modi nobili e generosi erano ereditarî nella mia famiglia, tantochè i congiunti miei li trasfusero in me senza avvedersene, ed io mi trovai possessore senza fatica di tutto quello che occorre per costituire un galantuomo. Avevo ancora un cuore ottimo e grande quanto una piazza, e questo cuore è rimasto sempre così ad onta dell’abuso che altri ne hanno fatto, e dei danni che la sua troppa espansione mi ha recati. Avevo pure molta docilità alla forza della ragione, e se alcune volte sono apparso ostinato è stato perchè si volle soverchiarmi con l’autorità, e non si seppe dimostrarmi che avevo il torto. Il mio impegno di operare ragionevolmente andava agli estremi, e non mi determinavo ad una operazione quantunque triviale se non mi ero persuaso che quella cosa era giusta e doveva farsi così. Probabilmente avrò adulate le mie passioni talora, ma non di rado mi sono privato di qualche sodisfazione innocente perchè non mi sembrò ragionevole. Ricordo fra le altre cose come sentendo trasporto di possedere un anello di valore, perchè mi sembrava che una gemma nel dito desse idea signorile a chi la portava; pure mi astenni sempre dall’acquistarlo perchè l’anello era un ornamento superfluo, e stava fralli principî miei potersi usar lo sfarzo nei mobili e negli arredi neces-