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30 autobiografia

sento tuttora grandissima compiacenza vedendomi nelle strade solo e senza il pedante al fianco. Nulladimeno obbedii mia madre senza replicare, ma vergognandomi di essere veduto come fanciullo, restavo comunemente in casa col pretesto degli affari o dello studio. Dovevo fra pochi giorni prendere stallo nel Consiglio o Reggimento della città, e le convenienze e gli interessi della famiglia esigevano non di rado il mio intervento personale, sicchè per verità quel ritegno era fuori di luogo, ed io me ne vergognavo tanto maggiormente quantochè tutti vedendomi padrone della robba mi supponevano ancora libero nella persona. Una matina del gennaio seguente, e credo nel giorno di sant’Antonio, uscii di casa col permesso di mia Madre per fare alcune spese nella fiera, e mi accompagnò il ministro di casa in luogo del pedante. Al ritorno entrai nella Chiesa di sant’Agostino per ascoltarvi la Messa e il ministro anch’esso ci entrò, ma siccome mi riconosceva padrone e non si immaginava che essendolo di lui non lo fossi di me, disse qualche orazione, e partì lasciandomi solo. Tornai dunque a casa solo per necessità, e stetti qualche giorno indagando scaltramente se mia madre aveva saputo questo mio ritorno solitario, e se le era dispiaciuto, ma accortomi da non so quale discorso suo che mi supponeva già libero feci un salto di allegrezza sterminatissima, presi il cappello, e: «Addio pedante mio caro, tu non mi aggranfi mai più».

In questo modo entrai nel mondo e incominciai a vivere a conto mio, giacchè sino a quel momento ero vissuto sotto la direzione e responsabilità di quelli che mi avevano educato; ma prima di descrivere la mia nuova vita voglio richiamare un poco quale era allora il mio carattere, e quali erano le circostanze che valevano a determinarlo.