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volesse imitarla, e quasi emularla in casa sua dandosi un trattamento più da principe che da privato. Numero grande di cavalli di carrozze, e di servitù; appartamenti splendidi; ricevimenti e trattamenti continui; villa nobilissima e villeggiature numerose; e tuono, e tratto di signor grande. Egli aveva senza meno più sostanze di me, ma riputandosi le famiglie nostre di grado eguale, e l’ambizione mia naturale, e l’inesperienza giovanile non permettendomi di fare le distinzioni opportune, mi andetti imbevendo di quelle idee, e presi l’abitudine di giudicare che quello nè più nè meno dovesse essere il tuono e l’impianto di un galantuomo. Il marchese Mosca, ancorchè ricco assai, disestò e quasi rovinò la sua famiglia; io datomi poco appresso a ricopiarlo retrocedei fra non molto, e potei conservarmi in piedi, ma con le gambe peste talmente che ne risentirò il dolore e la debolezza per tutta la vita. Calcolare le situazioni nelle quali si mette la gioventù, osservare le impressioni che ne riceve, e proporgli destramente le riflessioni opportune, è anch’esso un ufficio di quelli che la presiedono. Se alcuno allora leggendo nell’animo mio, ciò che non doveva essere troppo difficile, mi avesse detto doversi ognuno misurare con le sue forze; essere io meno ricco del zio e però non doverlo proporre a modello del mio contegno; potersi bensì vivere da galantuomo e da signore con qualche cavallo, e con qualche servitore di meno, ma non essere nè da galantuomo nè da signore nè da saggio il disestarsi senza bisogno preparando a sè medesimo e alli figli proprî un avvenire infausto, forse avrei sentito quel discorso acerbamente, ma meditandolo poi mi sarei astenuto da qualche errore che ha servito ad amareggiare tutto il rimanente dei giorni miei. In età più tenera avendo sentite alcune parole da bettola proferite da chi non era bettoliere, ne ripetei una alla presenza di molti senza saperne