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del conte monaldo leopardi 21

dizione e di età, spesso vicini al passeggio al tavolino e al circolo, io mi innamorai perdutamente di lei, e credo che essa non restasse indifferente. Tutti conoscevano il nostro Amore e tutti ne parlavano, ma noi comunicandocelo collo sguardo solo, non ebbimo il coraggio di palesarcelo con la voce, e si osservò costantemente un silenzio lungo singolare e inopportuno. Il romperlo non era la sua parte, ed io che lo risolvei mille volte fra me stesso, e che non temevo di vedere sprezzate le mie dichiarazioni, ero poi nell’atto tanto lontano da quell’ardire, quanto lo sarei adesso dal recarmi sulla strada pubblica ad assassinare i passaggieri. Il pudore della gioventù e della innocenza corroborato da una educazione squisitissima in questo punto, opponeva alla mia passione un ostacolo insormontabile; e morendo di pena continuamente, sarei morto mille volte di ferro piuttostochè superare la mia vergogna. Questo pudore, e non ridano coloro che hanno creduto di vedermi o sperimentarmi ardito assai in cose di altra natura, questo pudore mi ha scortato in tutta la vita, e sotto questi rapporti sono stato sempre un fanciullo. La mia buona Nonna che conobbe l’amore reciproco perfettamente, poteva secondarlo e preparare una unione da stringersi fra un paio di anni con piena convenienza di tutte le parti, ma temè troppo il mormorio di chi potesse chiamarla parziale per avere maritata ad un suo nipote la giovane ereditiera che dipendeva da lei in qualche modo. La madre mia carissima dipendeva dalla madre sua, e poi non era tagliata al maneggio degli affari. Altri che potevano con una parola formare forse la felicità di due creature, senza ledere le convenienze e lo stato delle Famiglie, non seppero, o non vollero farlo per fini secondari, e si cercò piuttosto di rendere difficoltoso lo stringimento di un nodo che sembrava suggerito da tutte le circostanze. Nulladimeno si sarebbe