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gli errori gravissimi di quel Ministero lo sbandire la lingua latina dal Foro, che tanto importa averla conservata solamente in qualche Tribunale di Roma, ed esclusa da tutti gli altri tribunali e dicasteri dello Stato, e l’avere anche tentato di escluderla dalla scienza medica comandando che le ordinazioni o ricette medicinali si scrivano in lingua italiana. Queste disposizioni sciocche non hanno recato vantaggio alcuno al popolo, perchè in ogni modo gli infermi prendono quello che gli dà il Medico senza essere al caso di giudicare la sua ricetta in qualunque lingua sia scritta, e gli idioti e forse ogni sorta di litiganti si lascia guidare come prima dai suoi Avvocati e Procuratori, i quali in italiano egualmente che in latino difendono la causa come possono e come vogliono, e quando la causa è perduta resta solo al cliente rassegnarsi e pagare. Al contrario quelle disposizioni recarono grandissimo danno, perchè avanti di esse per leggere una citazione, e per toccare il polso di un ammalato, bisognava sapere un po’ di latino, che è quanto dire essersi aperta la mente con qualche studio, avere avuta un po’ di educazione alla scuola, avere acquistata alcuna familiarità coi libri, essere al caso di consultarli, e stare almeno sulla porta che conduce alle scienze. Oggi però che si entra a fare il causidico e il medico senza passaporto e senza il deposito di capitale veruno scientifico il trattare e il disporre della robba e della vita degli uomini è all’arbitrio di tutti; e il Figlio di un mulattiere qualora si stanchi di condurre i giumenti paterni purchè sappia un po’ leggere ed abbia tre oncie di temerità è padrone di fare il medico e l’avvocato, e di disporre inappellabilmente della vita, e della robba altrui. Togliendosi poi la necessità di studiare il latino ai medici e alli giurisconsulti ognun vede quanto larga ferita siasi fatta alla coltura della latinità, e se da un altro Segretario di Stato