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del conte monaldo leopardi 177

buona, senza artifizi, senza nebbiosità; quel che avea in cuore, avea sulla lingua: se non sempre ci è parso lindo, compassato, non si è potuto non rimaner presi a quel fare schietto, casalingo, scherzevole; non si è potuto non ammirarne quell’ingegno imaginoso, multiforme, versatile, che trapela da ogni parte e per questo non si è potuto non perdonargli anche qualche idea un pò rude e balzana. Egli più che scritto ha pennelleggiato, dirò cosi, le sue memorie: i suoi quadri, i suoi bozzetti, financo i suoi schizzi si muovono, hanno vita. Peccato che la tela ci sia scomparsa dagli occhi quando ci aspettavamo altre scene, altre pitture! I colori vividi ed efficaci della tavolozza di Monaldo mancano alla mia. — E come potrei del resto, uscendo di metafora, ritessere così minutamente e cotanto particolareggiata e con tanta varietà di aneddoti e di storia la vita di lui dall’esordire sin quasi alla metà del secolo decimonono?

Qualche cosa tuttavia si farà, grazie principalmente alla bontà di coloro che intorno al padre di Giacomo mi hanno fornito utili notizie, ma sovrattutto mercè la squisita gentilezza del sig. conte Giacomo Leopardi e del sig. marchese Matteo Antici, avendo questi messo a mia disposizione le moltissime e importanti lettere che Monaldo scrisse al padre di lui, march. Carlo Antici, dal 1808 al 1846; e il sig. Leopardi, oltre all’avermi usato la medesima cortesia per ciò che riguarda la relativa corrispondenza di Carlo con Monaldo, avendo voluto onorarmi di nobilissima ospitalità in Recanati, acciocchè e dagli archivî domestici e dalla viva voce di coloro che avean avuto intrinsechezza, o come che si fosse relazione col suo buon avo, io potessi ritrarne quanto più avessi creduto per la continuazione dell’autobiografia di cui mi avea già affidato l’originale, perchè venisse stampata su Gli Studî.

Con queste lettere pertanto (e sono oltre assai un migliaio e, le più, importantissime e scritte, come suol dirsi, col cuore in mano, come si fa tra due persone che si amano di vero e saldo amore), e con altri documenti io mi studierò di compiere la vita del Recanatese sia pubblica, sia privata, sia letteraria. Non so, se vi riusciro, e se il mio prometter sia lungo e l’attender corto. Quel che so, è che di ogni notizia qui raccolta, d’ogni fatto narrato posso rispondere; ogni cosa essendo stata tratta da documenti autentici, e da legittime fonti. Il nostro secolo che tanto