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Buon Governo persuasa delle mie ragioni che io difesi sempre da me, mi assolvè pienamente, e confermò la sentenza dei sindacatori Recanatesi, e revocò quella di Macerata perchè la perizia sulla quale fondavasi veniva dichiarata cavillosa, puerile ed erronea. Monsignore Falsacappa ebbe la bontà di consegnarmi una copia della lettera con cui questa decisione veniva comunicata al Governo della Provincia, pregandomi bensì di non comunicarla prima che il Governo istesso la avesse ricevuta, lo che eseguii. La Congregazione del Buon Governo definì questo mio affare nel giorno 14 di gennaro 1802, Monsignore Falsacappa mi consegnò la lettera nella sera istessa, ed io nella matina seguente partii per tornarmene a casa dove arrivai alli 19 del mese suddetto. Due mesi che avevo passati lontano dalla mia famiglia mi erano sembrati due secoli, e questa è stata la mia più lunga assenza dalla casa paterna1. Taluno si meraviglierà

  1. Dovette tornare in Roma sullo spirare del 1828 e trattenervisi sin circa la metà d’aprile del 1829. Le sue ideo giovanili intorno al viaggiare non erano cambiate punto nella sua età virile, anzi ....Ecco in che termini scriveva alla sua Paolina il 10 gennaio 1820: «Non dubitate, mia cara figlia; chè le magnificenze di Roma nor hanno, e non possono avere nessuna attrattiva per me, che sto in questa metropoli, come starebbe una ranocchia in mezzo all’oceano. La povera bestiola ammirerebbe la maestà di quei flutti, ma sospirerebbe per il suo pantano. Non so se il conoscere Roma e una qualunque facilità di stabilirmici avrebbe potuto lusingarmi nella gioventù; ma so di certo che se oggi mi pervenisse il palazzo del principe Borghese con tutta la sua eredità, non abbandonerei la casa de’ nostri padri, Io non mi fermerò qui un giorno più di quanto sarà necessario indispensabilmente.» E altrove dopo aver gridato contro i cibi pessimi, lo strepito che assorda, le carrozze galoppanti e sbucanti da ogni parte e da ogni portone con minaccia continua di triturarvi, contro le strade fatte di ciottoli, piene di lordura e di acqua, e dopo averne detto delle poco belline contro gli abitanti, esce in questa esclamazione: «Oh Marca! Oh Recanati! Oh cara pace della mia carissima casa io ti desidero ardentissimamente per non lasciarti mai più a Dio piacendo!» La cagione che lo spinse