Pagina:Autobiografia di Monaldo Leopardi.pdf/184

170 autobiografia

strazione e forse di me. Io non lo conoscevo. Presentandomi a lui in Macerata ed esibendogli i conti richiesti, egli tutt’altro immaginando fuori che di parlare con l’amministratore dell’annona, ricevè quelle carte quasi schernendole, e disse che verrebbero bene scrutinate. Quella trista accoglienza che si faceva al risultato delle mie povere fatiche mi riscaldò, e risposi con fermezza che Monsignore potrebbe scrutinare quei conti quanto volesse, ma infine avrebbe la bontà di lasciarli come stavano, perchè erano l’opera di un galantuomo, e non abborrivano la luce nè temevano la censura. Il Prelato conobbe allora l’impudenza sua, e replicò brevemente che si farebbe giustizia, ma forse conservò un po’ di sentimento per il troppo fuoco adoperato da me, e desiderò di trovare qualche difetto nei conti per potermene punire. Deputò egli in Macerata una congregazione incaricata di esaminare la gestione di tutte le Annone di Provincia, e rimessisi a quella i miei conti parve che quei signori, adulando il desiderio del superiore, volessero ritrovare a qualunque costo una strada di molestarmi. Serbarono silenzio più mesi, ancorchè di qua si scrivesse continuamente per ottenere una definizione senza la quale non si potevano effettuare i comparti della rimessa, e pagare i creditori del publico. Finalmente nel principio di Novembre venne qua il computista della congregazione deputata, e mi presentò otto o dieci quesiti domandandomi la soluzione di quelle difficoltà vere o supposte. Mi propose ancora di compilare il conto in altro modo, presentando i risultati medesimi con un giro diverso, ma ributtai sdegnosamente quella proposizione, volendo che il mio conto si approvasse come era, e feci bene perchè altrimenti molti avrebbero giudicato che il primo conto fosse stato infedele. Operai ancora prudentemente volendo sciogliere le difficoltà, propostemi in presenza del magistrato, perchè le mie ri-