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del conte monaldo leopardi 153

ma i successivi trionfi della Francia arrestarono allora il corso della giustizia, e quando la rivoluzione è stata finalmente compressa, le massime sue corruttrici gli avevano preparato un asilo negli stessi gabinetti dei Principi avendoli persuasi della necessità del liberalismo, sicchè i delitti di oppinione vennero ravvisati meritevoli del più largo compatimento, e non essendosi schiacciata la testa del mostro che si era soggiogato gli si è dato campo di sollevarsi a nuove rovine.

Il marchese Mosca per verità non era reo di stato perchè niente aveva contribuito alla usurpazione del Governo, e quantunque facesse male ad accettarne alcuni impieghi, li aveva esercitati onoratamente senza offesa della religione, del Capo e della Patria. Nulladimeno gli inimici suoi ne presero forza a perseguitarlo, e tanto si maneggiarono che egli venne arrestato in Bologna, e di là condotto prigione nella fortezza di Pesaro. Corsi subito a vederlo avendo molto attaccamento per lui, e gli offerii di adoperarmi per liberarlo da quelle angustie, ma egli mi rispose da uomo generoso che sentendosi innocente voleva dovere la propria libertà alle risultanze del processo, e non alle raccomandazioni degli amici. Però quanto meno riusciva di trovarlo colpevole, tanto più gli avversarii differivano il disbrigo della sua causa per avere almeno la sodisfazione di straziarlo più lungamente, sicchè stancato alfine di quella prigionia che la sua mala salute gli rendeva molesta maggiormente mi scrisse pregandomi di adoperarmi per lui. Andai subito in Ancona e ottenni che il commissario Cavallar ordinasse ai giudici di Pesaro di ultimare e spedire senza altri ritardi il processo, il quale tardò ancora un poco ma in fine, sollecitato con ordini pressantissimi, arrivò. Lo ebbi tosto in mano per preparare una difesa ma era così riboccante di malignità scoperta, e le accuse erano tanto puerili e ridi--