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metteva al Santo che meglio conosceva quanto convenisse più alla sua salvezza eterna. Questo desiderio però di morire subitamente richiedeva una perseveranza costante nelle disposizioni che sono necessarie per quel gran passo, e che le sue fossero sempre tali lo dimostrò in quella notte nella quale assalito come dissi da un affanno terribile passò inaspettatamente dalla sanità all’agonia e quasi dal secolo all’eternità. Riavutosi alquanto da quel parosismo mortale, il suo confessore padre Paolo Sala per insinuazione del medico, lo avvertì che l’insulto poteva replicarsi e lo consigliò di ricevere il santo viatico, ed egli aderì prontamente. Mentre si andava a prenderlo nella Chiesa dicendogli il confessore se voleva confessarsi rispose di non averne bisogno, e così comunicatosi, come egli credeva, per l’ultima volta, restò aspettando tranquillamente la morte la quale per altro tardò più di sette mesi. In quella infermità penosissima nella quale non proferì neppure un lamento solo esercitò sempre il suo ministero confessando nella sedia e nel letto, e morì veramente da buon soldato con le Armi alla mano perchè amministrò il Sacramento della penitenza fino ad un’ora innanzi al morire. Con un foglio privato mi instituì erede del suo mobiliare, avendo già donati i beni alla primogenitura domestica, e mi raccomandò di perpetuare in famiglia la devozione verso San Francesco di Sales. Io lo raccomando alli figli miei, perchè godano la protezione speciale di quel Santo amabilissimo, e perchè corrispondano al desiderio di questo mio tanto amato congiunto. Egli fu il terzo che io perdei in quest’anno 1799. Carlo, Paolo, e Luigi.