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spettatore godeva poco. Il formale però di quel campo era una maraviglia perchè vi concorrevano tante nazioni, che trattane la Spagna, ogni parte di Europa ci aveva qualche soldato. Il nerbo dell’assedio era formato dagli Austriaci, e fra essi erano Tedeschi, Ungharesi, Fiamminghi, Croati, Schiavoni, Dalmati, Lombardi e Veneziani. Ci erano gli insurgenti, concorsi da varie provincie, i Turchi, i Russi e gli Inglesi venuti per mare, e ci era perfino un corpo di Francesi realisti a cavallo. Un immenso e quotidiano concorso di foresteria che arrivava da tutte le parti, rendeva quel soggiorno deliziosissimo, e gli Austriaci usando un tratto sommamente cortese e morigerato, ne vennero compensati della piena fiducia con la quale conducevamo fra loro le nostre donne, senza temere di alcuna licenza. Vivemmo colà alquanti giorni allegrissimamente e quel poco di bene ci ristorò delle angustie passate. Come il riposo compensa la stanchezza del corpo, così l’allegria compensa i patimenti dell’animo, e poichè se l’uomo affaticato non dorme non è suscettibile di nuovo travaglio, così se all’animo afflitto non si accorda qualche sollievo soccomberà macerato dalla tristezza.

Voglio dire che una matina un Turco passò sotto le nostre finestre tenendo per i capelli la testa di un Francese tagliata di fresco. Quella povera testa aveva ancora un resto di vita, e contorceva la bocca e gli occhi. Il Turco la guardava schernendola, e diceva «ride Franciusa». Si disse che un altro Turco ne aveva cotte le mani, e se le era mangiate. Ma togliamo lo sguardo da questi orrori. Era tanto però l’odio inspirato dai Francesi a tutto il mondo contro di sè, che i Turchi incontrando alcuno isolatamente gli domandavano la corona, e se non aveva o questo, o altro segno di cristiano lo ammazzavano come Giacobino, e aderente della Francia.