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del conte monaldo leopardi 139

stato delle cose, e istanze urgentissime per la pronta spedizione di uomini e di cannoni. Fratanto fidarsi egli di La Hoz perchè non ci era meglio da fare, ma non essere senza timore di un tradimento, o di un assalto improvviso per parte dei francesi, e in questo caso restare solo alle truppe austriache il morire onoratamente difendendo i vessilli del loro sovrano. Probabilmente questo generale credeva le forze francesi maggiori che non erano, ed io lo assicurai della debolezza loro, nonchè delle inclinazioni decise di questi popoli, le quali toglievano a La Hoz ogni modo di pensare a veruna machinazione. Mi parve che il mio discorso lo lasciasse un po’ più contento. Visitai pure il sig. Cavallar Commissario austriaco civile, di cui parlerò successivamente, e quell’atto di urbanità mi fu utile in appresso.

LXII.

Morte di La Hoz.

La Hoz vedendo arrivati gli Austriaci era decaduto sicuramente da qualunque progetto grandioso, e si limitava al desiderio di ottenere un bel premio per quanto aveva fatto in servizio della buona causa, e dell’Imperatore. Conoscendo però che se l’Imperatore avesse dovuto premiare tutti i capi di banda aventi nome di Generali sarebbe andato più lento nel premiare lui; come Generale in capo, e servendosi di un pretesto, o dell’altro li fece tutti imprigionare, e imputandoglisi intelligenza coi Francesi si trattava di farli morire. Veramente quella canaglia meritava poco di meglio ma nè ad essi conveniva il nome di traditori, nè La Hoz doveva dargli quel guiderdone. Sciabolone e Scatasta andarono immuni da quelle misure perchè essendo agricoltori rozzi e