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del conte monaldo leopardi 133

niente altro. Il ritorno di questo religioso ci rassicurò bastantemente sul buon contegno di quelle truppe. Io non avevo nè consigliata, nè approvata quella spedizione, che riuscì bene, ma fu azzardosa per chi andò, e per chi la diresse.

LX.

La Hoz entra in Recanati.

Nel giorno 3 di agosto del 1799 sulle ore 21 il generale La Hoz seguito da quattro o cinque a cavallo, entrò di gran galoppo in Recanati, e raggiratosi come un fulmine nell’interno e nell’esterno della città tornò a riunirsi con la sua truppa sulla strada di Macerata. Fra non molto rientrò alla testa di tutta la truppa, che ci sorprese con la sua disciplina, e col suo silenzio pari a quello di un corpo di Capuccini. Erano circa duemila uomini, quaranta cavalli, sei cannoni, e qualche cariaggio, e tutti andarono ad accampare a mezza via di Loreto sul terreno del Santuario coltivato da un certo Palpa. Il contegno di quella gente ci rassicurò, e infuse un rispetto grandissimo verso il Generale che aveva saputo inspirarlo in tanti pochi giorni. Nella sera istessa un soldato infelice che rubbò una camicia nel campo, venne condannato a morire fra due ore, e tentatosi vanamente ogni modo per ottenergli grazia, morì archibugiato confortandolo il Padre Marini sunnominato. Quest’atto di severità e la disciplina delle truppe, e il tuono grave e sostenuto del Generale, imposero tanto che egli fu in un momento il Padrone assoluto della Provincia. Nè solamente il contegno di La Hoz impose a noi, ma impose ancora ai Francesi, i quali calcolando male il valore delle sue forze, si lasciarono chiudere in Ancona. È vero che si unirono a La Hoz li così detti generali Vanni, Marsilj, Cellini, Scia-