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prendendo accuratamente alcuna cosa nascostavi; allora ricordai che vi avevo nascosto un oggetto di valore ma non potei ricordarmi quale fosse. Probabilmente fu un gruppo di denaro perchè altramente col tempo mi sarei accorto della mancanza. Per molti giorni stimai perdute duodeci posate e qualche altro utensile di argento ma al tempo della mietitura il buon villano me le riportò avendole ritrovate fra il grano, dove nessuno rammentava di averle nascoste.

Arrivati in casa spedii una scorta a condurre mia Madre col resto della Famiglia, e mentre ci assidevamo a tavola per pigliare un po’ di ristoro, ecco un biglietto del mio cognato Antici il quale mi inculca di uscire di casa al momento e andare in casa sua provisoriamente. Col cuore nuovamente stretto andiamo, e sento che per non so quale equivoco si trattava di nuovo di incendiare la casa mia, e Antici stava nel palazzo del Comune a perorare per me. Dopo alquanto tempo tornò a cose placate, e la casa non fu abbruciata. Nemmeno lo furono le case Condulmari e Cagnaroni, colpite dalla condanna istessa, ma quelle due vennero saccheggiate, smantellate e devastate spietatamente. Condulmari salvò la vita, e Cagnaroni pure la salvò ma per morire fucilato dieci anni dopo sotto il governo di Napoleone, non avendo imparato quanto deve tenersi lontano dalle cospirazioni l’uomo prudente. La casa mia niente soffrì. Nel primo momento Antici vi aveva collocata una guardia, ma rimossane subito per ordine superiore la casa restò aperta in tutte le ore del saccheggio, e nessuno vi entrò per dono della Providenza, pietosa verso una famiglia guidata da un ragazzo, e che non faceva male ad alcuno. Il saccheggio mi costò le poche cose perdute in campagna, alquante camicie rubbate alla lavandaja e un cavallo che ricomprai per cinque scudi.

Il suono delle campane a martello era abborrito ed, an-