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112 autobiografia

XLIX.

I briganti entrano in Recanati.

Alli sedici di giugno dell’anno 1799 sulle ore venti una grossa mano di quei briganti comandata da un certo Gentili, venne in Recanati, e all’arrivo loro il popolo si sollevò. Pochi Francesi che stavano qui fuggirono. Gli alberi della libertà vennero stritolati, le campane si suonarono ora a festa ora a stormo, e le grida forsennate echeggiarono per ogni parte. Gli astuti sanno approfittare di tutte le circostanze. Sotto apparenza di odio contro il regime republicano si spinse il popolo ubbriaco nel palazzo municipale, e se ne gettarono tutte le carte sulla piazza che ne restò coperta più giorni. Così mancò per sempre il modo di rivedere i conti agli amministratori, e questi riceverono il più bel favore dai loro inimici dichiarati.

L.

Mi fanno Governatore.

Mentre stavo in casa sentendo il racconto di questi avvenimenti una furia di popolo venne a prendermi perchè fossi il Governatore della città. Prevedendo le conseguenze funestissime di questo passo mi opposi quanto potei ma inutilmente, e in quei momenti il resistere era pericoloso, no’ per i paesani dei quali non avevo a temere ma per gli insurgenti forastieri che dichiaravano Giacobino, e minacciavano di morte qualunque ricusava di prendere parte con essi. Andai dunque alla piazza in mezzo agli urli, e agli evviva. Là tentai nuovamente di cavarmi d’intrigo,