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pontificio ascendessero a diecisette milioni di scudi, e che i Francesi ne stampassero per altri dieci milioni. Le cedole più piccole erano di tre scudi, e le maggiori, credo di diecimila.

Chiusasi questa miniera i Francesi ne aprirono un’altra emettendo una nuova carta monetata col nome di assegnati e di resti. I minori furono di un bajocco e i maggiori di uno scudo. Furono screditati nel nascere, e dopo pochi mesi vennegli tolto ogni corso. Si credè che se ne stampassero tre milioni di scudi, ma i Francesi ne trassero profitto immenso, come lo trassero coniando monete miste, e di rame, e riducendo a sanpietri e madonne una gran parte delle campane dello Stato nostro.

XLIII.

Rapacità e stravaganze del Governo repubblicano.

I Monti di pietà instituiti per sollievo dei poveri non isfuggirono alla rapacità republicana. Dal nostro si tolse tutta la moneta che vi esisteva, e dai Monti più ricchi si levarono anche i pegni preziosi. Da Roma poi, e da tutte le città dello Stato si presero senza pietà statue, pitture, bronzi, codici, e tutto quello che potè tentare l’avarizia o l’orgoglio degli invasori. Si venderono pure a qualunque prezzo i beni di quelle corporazioni ecclesiastiche che si andavano sopprimendo, ed anche questo prodotto impinguò gli erarii della gran nazione, e gli scrigni delli generali, e commissarii suoi.

Le contribuzioni o dative ordinarie furono smisurate, ma le contribuzioni straordinarie furono più terribili. Di queste mi toccarono in cedole duemila scudi. In assegnati alquante centinara; in moneta erosa 260 scudi per il vestia-