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del conte monaldo leopardi 101

perchè non avevano di intrinseco il quinto del valore nominale. Allora incominciarono le distinzioni fra la moneta erosa e la moneta fina, e il valore di questa venne poi aumentato legalmente di un trenta per cento. La moneta fina così aumentata si chiamava moneta lunga, e considerata nel suo stato naturale si chiamava moneta curta, sicchè 100 piastre effettive valevano cento scudi curti, overo 130 scudi lunghi. Ben presto la moneta di rame e la moneta mista soffrirono tanto discredito che si dovè minorarne il valore legalmente, ma questa minorazione non essendo equivalente alla loro mancanza di intrinseco, aveva luogo un assurdo che forse era nuovo nella storia economica delle nazioni. Una moneta mista di sei paoli aveva scritto sopra di sè Bajocchi sessanta; legalmente valeva bajocchi quaranta, ma effettivamente si cambiava contro 18, o venti bajocchi fini curti di argento, più o meno, secondo le giornate, e secondo l’apparente intrinseco che aveva la pezza. Una madonna di rame aveva scritto sopra di sè Bajocchi cinque, valeva legalmente tre bajocchi di moneta mista, e si cambiava contro due bajocchi e mezzo di moneta mista, e contro un bajocco e mezzo di moneta fina curta. Così accadeva di tutte le altre monete, e ci vorrebbe un volume per narrare tutte le variazioni che accaddero in quei tempi nel sistema monetario.

I Francesi arrivarono allorchè le cose nostre stavano in questo guazzabuglio e non lasciarono di approfittarne. Stamparono cedole finchè trovarono il modo di metterle in commercio direttamente o indirettamente cambiandole a qualunque prezzo, e negli ultimi momenti il valore legale delle cedole fu di 96 scudi contro uno scudo fino. Quando le cedole non si trovarono più ad esitare neppure a peso di carta il Governo francese le dichiarò abolite affatto, e chi le aveva suo danno. Si disse che le cedole emesse sotto il Governo