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del conte monaldo leopardi 97

XLII.

Digressione sulla moneta.

Uno dei mezzi con cui il governo francese scarnì più spietatamente lo Stato nostro, fu l’abuso della carta monetata, la quale mi chiama un poco sulle monete dello Stato pontificio in quel tempo, perchè di esse e delle vicende loro, nessuno probabilmente avrà scritto. Nell’infanzia mia, vale a dire nei primi anni del pontificato di Pio VI, lo Stato era ricco e però abbondava la moneta che è il rappresentante ordinario della ricchezza. La massa monetaria divisa in monete di ogni valore serviva ottimamente al commercio, e voglio qui ricordare tutte le qualità di monete pontificie che ebbero corso ai giorni miei.

Monete di rame

Quattrino. Cinque quattrini fanno un bajocco.

Mezzo bajocco.

Bajocco.

Moneta da due bajocchi.

Moneta da quattro bajocchi.

Quest’ultima moneta si coniò scarsamente, e solo al tempo di Pio VI. Le altre correvano di tutte le età e cento bajocchi pesavano quattro libre. Più anticamente pesavano cinque libre.

San Pietrini, valevano bajocchi due e mezzo.

Madonnine, valevano bajocchi cinque.

Queste due monete si coniarono solamente in tempo di Pio VI e in grandissima copia, ma di poco peso, e a poco a poco tanto degradanti che in ultimo uno scudo in rame pesava sette overo otto oncie.