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Repubblica francese conservasse un resto di pudore, o se circostanze politiche le suggerissero di simulare, ma il fatto sta che i primi passi ostili si diedero dalla Republica cisalpina, creatura e ligia di quella, e dalle truppe sue, con pretesti ridicoli, si invasero San Leo e altre terre in quelle parti, e si minacciò una invasione totale. Si era nello Stato nostro così poveri di esperienza, e tanto ricchi di semplicità, che dalle sopraffazioni dei Cisalpini si reclamava alle autorità francesi, e se ne imploravano giustizia e difesa. Il Generale De Sollez comandante di Ancona dava buone parole a tutti, e fratanto gli inimici avanzavano tranquillamente. Quel militare ebbe fama di uomo onorato, e probabilmente soffrì nel rendersi lo strumento di quei raggiri vergognosi. Si adoperavano pure altri mezzi e nelle singole città nostre si riscaldavano gli amatori di nuovità, e si intimorivano gli abitanti tranquilli, esagerando la cattiveria dei Cisalpini, e suggerendo come unico rifugio il domandare guarnigione francese. Diversi Comuni vennero sedotti, e fra questi la città di Macerata, la quale domandò presidio al generale comandante di Ancona, e l’ottenne sui primi di gennajo del 1798. Le autorità pontificie che non poterono impedire quell’invito incauto si ritirarono in Tolentino, e la città nostra, restando fedele al Papa, corrispose col Preside della Provincia col mezzo di espressi spediti nascostamente. La simulazione dei Francesi fu tale in quei momenti, che le truppe recandosi a Macerata batterono strade traverse, e non passarono di qua perchè noi non le avevamo chiamate. Il passo improvvido dato dai Maceratesi si attribuì ai suggerimenti del sig. Giovanni Lauri.

Poco tempo prima di questi fatti un tal Gambara Mercante o sensale di Ancona, noto per le sue opinioni rivoluzionarie, venne a trattare con me di non so quali affari,