Pagina:Autobiografia di Monaldo Leopardi.pdf/103


del conte monaldo leopardi 89


Eccomi dunque marito. Iddio nell’ampiezza della sua misericordia non poteva accordarmi una compagna più saggia, affettuosa e pia di questa mia buona moglie. Ventisei anni già compiti di matrimonio non hanno smentita un momento solo la sua condotta irreprensibile e ammirata da tutti, e questa donna forte, intenta solo ai doveri e alle cure del suo stato, non ha mai conosciuto altra volontà, piaceri, o interessi se non quelli della Famiglia e di Dio. Le obbligazioni che io le professo sono innumerabili come è illimitato l’affetto che sento per Lei, e il suo ingresso nella mia Famiglia è stato una vera benedizione. Dunque avrò io potuto sottrarmi avventuratamente a quella mano che castiga visibilmente tutti quei figli i quali disgustano i propri Genitori, e si maritano senza consenso loro? No, no. Io restai inesorabile al pianto che la mia cara Madre versò ai miei piedi, e ne sono punito terribilmente. Gli arsenali delle vendette divine sono inesausti, e tremino quei figli che ardiscono di provocarle. Il naturale e il carattere di mia moglie, e il naturale e carattere miei sono diversi, quanto sono distanti fra loro il cielo e la terra. Chi ha moglie conosce il valore di questa circostanza, e chi non l’ha non si curi di sperimentarlo.

XL.

Seconda invasione dei Francesi.

Tornando agli avvenimenti del tempo, i Francesi, sbrigate forse le cose loro in Lombardia, o per altri motivi che adesso non mi importa di cercare, agognavano la usurpazione definitiva di Roma e dello Stato pontificio che pochi mesi avanti gli era piaciuto di risparmiare. Non so se la