Pagina:Autobiografia di Monaldo Leopardi.pdf/100

86 autobiografia

solo prozìo, perchè mia Madre e li miei tre zii Pietro, Luigi, ed Ettore si opponevano a quelle nozze, e il zio Ernesto, e il mio fratello che le approvavano si mischiavano poco di formalità, e non si curavano di intervenire a queste funzioni. In quella sera stessa, col mezzo del mio Precettore ed amico D. Giuseppe Torres, feci sapere a mia Madre e alli zii, che se essi lo permettevano, nella matina seguente prima di partire per Pesaro avrei condotta la sposa a baciargli la mano. Essi in principio lo ricusarono, e non per eccesso di ostilità, ma perchè non si fidavano del proprio cuore e temevano di non sapersi condurre in coerenza del contegno già assunto. Inoltre sentivano estremo ribrezzo di trovarsi in faccia quella giovane che avevano tanto respinta, e me che avevano contradetto con tanta costanza. Era più ribrezzo che ostinazione, e questo ribrezzo diviene sommo e insuperabile quando fra le parti che controvertono non si parla della cosa che forma l’oggetto della questione. Ogni giorno di silenzio aumenta la difficoltà di romperlo, e questa contumacia divide con barriere di bronzo quegli animi che un colloquio amichevole avrebbe riuniti prontamente. Noi per verità, nel tempo di quelle turbolenze, ci vedemmo sempre, e sempre fummo ad una mensa istessa, ma eccettuato il colloquio narrato con mia Madre, mai si parlò delle nozze. Una parola avrebbe forse fatto argine a tanto disordine. Nulladimeno, fatta riflessione migliore i miei congiunti risposero che non avrebbero ricusato l’atto di rispetto offertogli da me.

XXXIX.

Matrimonio mio.

Nella matina delli 27 settembre 1797 sposai nella cappella di casa Antici, intervenendovi il mio caro prozio,